Nel 2018 il Museo del 900 di Firenze ha proposto una mostra dedicata ai presepi di Maria Lai, artista sarda di grande spessore che aveva un amore profondo per il presepe.
Con un sentire profondo e toccante, il presepe è infatti per lei il simbolo della storia di ognuno di noi, perché rappresenta la sacralità della nascita dell’uomo, dà forma allo stupore, ed è memoria di dono e pellegrinaggio verso l’infanzia.
I presepi tengono il filo della nostra storia perché ci dicono da dove veniamo rivelandoci sogni e saperi della nostra infanzia e delle generazioni: precedenti, attuali e future. I presepi da lei proposti sono costruiti con tecniche e linguaggi differenti: terra, legno, filo, stoffe, terracotta con immagini mai completamente definite, ma profondamente evocative.
In questi giorni prima di un Natale strano che forse ci fa dimenticare il senso più vero della nascita e rinascita, mi piace riproporre le sue parole e alcuni dei suoi lavori.
Amo il presepio per l’attualità delle sue migrazioni verso mete improbabili.
Amo il presepe perché, come l’arte è il vasto respiro di un viaggio.
Amo il presepe perché, come l’arte, dialoga con l’infinito.
Amo il presepe perché ci raccoglie intorno alla speranza di un mondo nuovo.
Amo il presepe perché nell’oscurità della notte si fa grembo, rifugio.
Amo il presepe perché nello spazio di un tabernacolo contiene angeli e stelle, greggi e pastori, tragedie e profezie.
Amo il presepe perché si propone a tutti i linguaggi del mondo.
Amo il presepe perché ogni suo personaggio è in fuga verso l’ignoto.
Amo il presepe perché contiene la paura.
Amo il presepe come esperienza di qualcosa che, più ne indago l’inesprimibile, più trovo verità, più divento infantile e ingenua e più rinasco.
Come l’arte anche il presepe ha la possibilità di infinite interpretazioni personali.
Se re magi e pastori seguirono/La cometa nella notte gelata/ Non fu per istinto/Fu un impegno a mettersi/In discussione con l’infinito…
Ecco il mio augurio per questo Natale: Riuscire a impegnarci a mettersi in discussione con l’infinito, lasciando aperta ogni porta per far entrare le novità.