Da tempo si legge sui giornali dello sfruttamento dei ragazzi che dovrebbero fare esperienza dell’Alternanza Scuola Lavoro (ASL) e invece si trovano a fare lavori che niente hanno a che fare con il loro titolo di studi. Di seguito un link ad un articolo del Fatto Quotidiano.
Questo non è ciò che deve accadere, e credo che ci voglia un grande impegno e convinzione da parte delle scuole per ipotizzare progetti che abbiano un senso e siano davvero formativi per i ragazzi. La ASL è un’enorme scommessa per la scuola: non solo perché manda gli studenti a confrontarsi con il mondo del lavoro, ma soprattutto perché obbliga gli insegnanti a ripensare il proprio metodo di insegnamento ed iniziare a progettare percorsi formativi per competenze e non più per discipline. Quali competenze servono a quel preciso studente per crescere e raggiungere gli Standard formativi del suo percorso di studio? Come posso descrivere quelle competenze e facilitare l’azienda nel suo intervento formativo e valutativo? Quanto sono disposto, io docente, a riconoscere che la mia disciplina può essere appresa anche fuori dall’aula scolastica, e quindi fidarmi della valutazione del tutor esterno? Ho saputo dare le indicazioni giuste a quel tutor perché sappia valutare lo studente?
Se la scuola non si pone queste, e altre domande, l’Alternanza è destinata a fallire, e non perché le aziende sono cattive e vogliono solo sfruttare, o la riforma non è stata ben costruita e non funziona, ma piuttosto perché la scuola non sceglie di fare un salto di qualità, non investe nella formazione dei suoi insegnanti, non dedica tempo a un dibattito che può essere anche accalorato accogliendo punti di vista opposti, ma deve essere soprattutto proficuo e ricco di proposte operative utili per la crescita degli studenti.
Un progetto valido spazza via anche le polemiche sullo sfruttamento dei ragazzi: l’azienda che li accoglie non fa un guadagno anche se li fa lavorare e non li paga, perché deve impiegare risorse per far sì che quelle ora lavorative siano principalmente formative. E il confronto con scuola e insegnanti resti sempre aperto.
Lasciamo indietro i pregiudizi e l’idea che anche questa sia una proposta all’italiana destinata a fallire. Rimbocchiamoci le maniche, tutti noi che abbiamo a cuore la formazione e scommettiamo sulla sua riuscita.
Io ci sono, ho le idee chiare e progetti da proporre.
Molto d’accordo, e aggiungerei che l’atteggiamento che sta massicciamente prendendo la scuola (gli insegnanti ) di chiusura e denigrazione dell’alternanza non solo è preoccupante ma,aggiungerei è da irresponsabili. I tanti che operano nei servizi per il lavoro (orientamento e altro) sanno bene quali danni produce sui ragazzi una scuola autoreferenziale che non prende minimamente in considerazione che ci sono altre realtà dove si può apprendere ….il discorso è lungo..